Proprietà e differenze tra elicoidale e a chiocciola
La prima cosa da chiarire relativamente alle caratteristiche di una scala elicoidale è eliminare la confusione: in tantissimi la confondono con quella comunemente detta “a chiocciola”. Diciamo che esistono delle somiglianze, ma a conti fatti le prime hanno soppiantato le seconde. Possiamo anche considerare anche una scala elicoidale come una variante e allo stesso tempo un’evoluzione di quella a chiocciola: il bisogno da soddisfare, in fondo, è sempre lo stesso (cioè quello di avere una scala interna che non occupi uno spazio in maniera estrema).
All’occhio di un neofita l’elicoidale risulta “avvolta su sé stessa”, ma a differenza di quella a chiocciola è priva di un montante (cioè la parte laterale di supporto ai gradini). Il suo sviluppo è infatti su due eliche (da cui appunto il nome), costruite una sull’esterno e una sull’interno della scala stessa. In un certo senso si può dire che una scala a chiocciola sia “elicoidale” (nel senso della forma), ma non l’opposto.
Logicamente, la scala elicoidale, per via delle due eliche ha una dimensione nettamente maggiore. Ciò nonostante, essa soddisfa molto meglio l’esigenza di cui si è appena parlato: oltre all’assenza del montante non è previsto nemmeno un palo (o “piantone”) centrale, il che permette che diversi centimetri vengano recuperati. In pratica anche se risulta più grande (a volte addirittura il doppio), la scala elicoidale è più stabile di una che, altrimenti, girerebbe attorno a un solo asse.
Ne consegue anche che il supporto centrale più ampio permetta una più facile agibilità nel collegare più ambienti della casa (o passarci per trasportarvi oggetti poiché è abbastanza largo lo spazio per mani e spalle). Ovvio è che, per lo stesso motivo, si preferiscono le scale a chiocciola se si ha bisogno di tempi di lavoro ridotti. Una scala a chiocciola può essere scelta per un recupero di spazi inutilizzati (o si ha già un foro, magari in un solaio, da coprire) ma essere molto meno pratica di una elicoidale se pensiamo a un passaggio continuo.
L’elicoidale più famosa
Testimonianza storica della funzione “evolutiva” dell’elicoidale è il fatto che ne troviamo tracce solo dai primi del Novecento, mentre le scale a chiocciola sono presenti fin dal medioevo. Famosa è la scala elicoidale presente nei Musei Vaticani, commissionata all’architetto Giuseppe Momo nel 1929 e inaugurata nel 1923: la sua costruzione è a due rampe, poiché una è per la discesa e una per l’entrata al Museo, studiate appositamente in modo che le due non si incontrino mai.
Il materiale per questo tipo di scala
Una scala a chiocciola ha poche possibilità di materiale (solitamente legno o acciaio), mentre un’elicoidale può spaziare molto di più a seconda della richiesta/fantasia del cliente. Si può variare tra:
- cemento/calcestruzzo
- marmo
- ferro
- legno
- vetro a più strati
- resina
- zinco spazzolato
- cristallo
Questo implica che la maggiore funzionalità si è sommata negli anni a rendere la scala anche decorativa (e di conseguenza avere più mercato). Per il legno, tuttavia, si consideri che è molto difficile trovarne di pregiato o di artigianato a livelli alti, poiché la scala non risulterebbe sicura con un’essenza qualunque, che richiederebbe un ancoraggio che ne preservi la rigidità.
I tempi di posa per le strutture in cemento, invece, sono molto ridotti (e, per tale motivo, anche i più richiesti): i singoli gradini vengono assemblati in successione in cantiere (includendo pedata e alzata), per poi essere rasati e rivestiti di materiali aggiuntivi a piacere solo alla fine. In quel caso non c’è bisogno di ancoraggio laterale di nessun tipo, il che vuol dire che la sicurezza e l’anti sismicità sono garantite in maniera nettamente maggiore. In questo modo si ha infatti la cosiddetta “auto-portata”, che garantisce anche un particolare effetto scenico (le scale risultano alla vista come “sospese nel vuoto”).
L’auto-portata può anche portare il vantaggio di costruire delle scale elicoidali “irregolari”: se, a differenza di una scala a chiocciola, abbiamo la libertà di scostarci dall’asse centrale, possiamo fargli incontrare una porta o stabilire che l’entrata non sia per forza perpendicolare al foro di uscita.
Dimensioni e proporzioni, alzata e pedata
Le caratteristiche di una scala elicoidale a questo punto, una volta fugati i dubbi, non possono prescindere dalle dimensioni. Le scale elicoidali girano intorno ai 3 metri massimi, ma partono da un minimo di 1/1,10. Le dimensioni minime sono comuni alle scale a chiocciola, mentre le massime no. La dimensione dell’alzata è tra i 17 e i 19 cm a seconda dell’altezza della scala, mentre il numero dei gradini che fa il giro completo non va oltre i 16. L’arco massimo della pedata, invece, varia in crescita a seconda anch’esso dell’altezza della scala.
Come abbiamo già analizzato in precedenza su Come progettare una scala l’alzata e la pedata sono rispettivamente la differenza in altezza tra un gradino e il seguente e la profondità del singolo scalino. La larghezza dei gradini diventerà maggiore anche a parità di diametro della scala.
L’alzata può essere a trave segmentata sotto i gradini, o anche essere “invisibile”, integrandosi con gli stessi per creare l’effetto sospensione di cui sopra.
Ciò che però è importante è stabilire la pianta: si definisce solitamente tre tipi di scala elicoidale, ossia una quadrata (la più diffusa tra le “autoportanti” appena citate), una ellittica, e una “a doppia spirale”. Quest’ultima, seppur molto maestosa, necessita ovviamente di spazi ancora più grandi.
Le caratteristiche vanno intese indifferentemente dai materiali usati.
Duttilità, una caratteristica della scala elicoidale
Concludendo, abbiamo capito che la scelta di una scala elicoidale permetta di sbizzarrirsi in estetica: nulla impedisce di scegliere a piacere un senso orario o antiorario, di progettare l’aggiunta di corrimani o di una ringhiera (anch’essa, volendo, circolare) in qualsiasi materiale fissata ai gradini o di un parapetto, o di illuminare i singoli gradini con dei faretti o dei Led.
Il più delle volte parliamo, però, di una scala che andrà in un interno, e che dunque dovrà mediare tra elementi di estetica pura e altri legati più a funzionalità/spazi. In altre parole, l’unico limite (e il suo punto di forza allo stesso tempo) è l’ambiente in cui essa è posizionata.